E' nella natura di ogni uomo il desiderio di autoconservazione.
L'amor proprio necessario all'autoconservazione spinge l'uomo a desiderare sempre un piacere per essere felice.
E' innato nell'uomo avere desideri infiniti e senza limiti.
L'uomo, conseguenza dell'esistenza, tende sempre a ricercare un
piacere infinito come soddisfazione di un desiderio illimitato, ma il
piacere ricevuto da un bene è finito perché è limitato nell'estensione,
nel tempo e nel numero.
Per cui il piacere ricevuto è destinato a finire ed essere sostituito da un altro.
La mente umana usa l'immaginazione per alimentare infiniti desideri pur sapendo che non possono essere soddisfatti all'infinito.
La mente è come un pozzo senza fondo, un buco nero dove infiniti desideri immaginati sperano di essere realizzati.
L'infelicità nasce da questo scarto tra il bene che provoca un piacere finito ed il desiderio che è infinito.
"La natura, mettendoci al mondo, ha fatto sì che in noi nascesse il
desiderio del piacere infinito, senza però darci i mezzi per
raggiungerlo." (Leopardi)
La condizione umana è dentro un'esistenza generale in un universo infinito che possiamo definire il tutto.
Ma l'uomo desiderante è un Io che si distacca dal tutto. Cioè è una
parte che vuole dal tutto ricevere per sé un piacere individuale. C'è
una contraddizione tra la particolarità e finitezza della vita di un
individuo e l'infinito desiderio di felicità.
L'amore per sé, necessario all'uomo per proteggere e conservare se
stesso, finisce di perdere di vista l'altro, cioè l'amore per il
prossimo, l'amore per il tutto, cioè con l'infinito.
Occorre andare verso la Conoscenza del Sé, dove l'Io si identifica con
il tutto, non più solo con la vita vissuta, ma con la vita di tutti e di
tutto, nelle sue varie espressioni, rappresentazioni ed interpretazioni
possibili.
L'Io che diventa tutt'uno con il tutto, dove tutto è Uno.
In questa nuova visione infelicità e felicità fanno parte di un
tutt'uno, unica possibilità per evitare la sofferenza di una vita non
felice, avendo come unico desiderio il piacere della vita nella sua
complessità.
Ognuno difende se stesso come una goccia d'acqua che si rifiuta di finire come acqua nell'oceano dell'immensità.
Perdersi in questo oceano provoca dispiacere se si resta goccia, ma la
possibilità di prendere coscienza del sé può evitare quella tensione
(desiderio individuale) di restare goccia e di diventare acqua in mezzo
all'acqua dell'oceano.